Beni per circa 18 milioni di euro sequestrati dai Carabinieri del R.O.S. a imprenditore catanese collegato alla famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto.
Il 16 marzo 2010, i Carabinieri del R.O.S. hanno eseguito il decreto di sequestro preventivo per circa 18 milioni di euro, disposto dal Tribunale di Messina – Sezione Misura di Prevenzione, nei confronti di tre imprese di costruzioni ed il relativo patrimonio aziendale, una villa, quattro appartamenti, diversi autoveicoli, una proprietà fondiaria dell’estensione di circa 10 ettari e numerosi conti correnti bancari, risultati nella disponibilità dell’imprenditore 56enne CASTRO Alfio Giuseppe, originario di Acireale (CT), attualmente detenuto.
Il provvedimento costituisce la naturale prosecuzione di un’articolata manovra di contrasto condotta dal Raggruppamento in direzione della componente dei c.d. “mazzarroti” della famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto (ME), che, nell’aprile del 2008, aveva consentito l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 15 indagati per associazione mafiosa, estorsioni, danneggiamento e porto abusivo di armi ed altri reati, nonché, nel 2009, il rinvio a giudizio di 20 indagati per analoghe fattispecie delittuose.
Tra questi anche l’imprenditore acese CASTRO Alfio Giuseppe, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa e ritenuto il referente, per conto della famiglia mafiosa etnea capeggiata da Benedetto “Nitto” SANTAPAOLA, delle attività criminali nel comprensorio di Barcellona Pozzo di Gotto.
Nonostante la condanna ad un anno e sei mesi di reclusione che ne era derivata, ed alla conseguente misura di prevenzione personale irrogatagli, il CASTRO aveva mantenuto saldi rapporti con esponenti di vertice dei sodalizi mafiosi attivi nell’hinterland barcellonese dove, per circa vent’anni, era stato impegnato in importanti appalti per il risanamento di alcune zone costiere.
Gli stretti legami con importanti rappresentanti della criminalità organizzata barcellonese, quali BISOGNANO Carmelo e CALABRESE Tindaro, erano risultati alla base della grave estorsione organizzata, mediante la commissione di gravi atti intimidatori, nei confronti dell’impresa “Mediterranea Costruzioni s.r.l.” di Merì (ME) all’epoca impegnata in una grossa fornitura di inerti per conto della “Società Consortile Scianina” che stava eseguendo i lavori di ripristino delle gallerie ferroviaria ed autostradale franate nel 2005, site in località “Tracoccia – Scianina”, nel comune di Valdina (ME).
Le fonti di prova assunte, ed in particolare la possibilità del CASTRO di ripianare controversie tra le varie frange del sodalizio mafioso barcellonese per l’acquisizione delle più importanti commesse attive in quel comprensorio, hanno permesso ai Giudici di riconoscere il suo ruolo di promotore per la Provincia di Messina dell’organizzazione mafiosa catanese; sodalizio che ha consentito al CASTRO Alfio Giuseppe, nel tempo, di acquisire le importanti ricchezze oggetto dell’odierna misura patrimoniale.
Messina 16 marzo 2010
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