Una drammatica relazione di Pisanu. C'è mafia in almeno 610 Comuni del Sud
«Non ci può essere sviluppo senza sicurezza». E' l'incipit della relazione del presidente della commissione parlamentare antimafia sen. Giusepe Pisanu. Lasciamo parlare i numeri che fanno parte di una ricerca del Censis: nelle quattro regioni del Sud ci sono 610 Comuni con almeno una organizzazione mafiosa. Nel loro insieme questi Comuni rappresentano 13 milioni di abitanti, pari al 22% della popolazione italiana e al 77% di quella che risiede in Sicilia, in Calabria, in Campania e in Puglia. A questo 22% della popolazione italiana corrispondono il 14,6% del Pil, il 12,4% dei depositi bancari e il 7,8% degli impieghi. Questo vuol dire che le quattro regioni del Sud sono le più povere e le meno industrializzate. Su 27 mila reati di carattere mafioso, la metà è concentrata al Sud, ma gli affari mafiosi si spostano al Nord. Il numero degli imprenditori che denunciano il racket è triplicato in questi ultimi anni, ma la maggior parte di loro «considerano le vessazioni mafiose come una condizione ormai inevitabile per fare impresa». La criminalità organizzata condiziona le burocrazie locali, non fa più stragi, ma si dedica al business dei rifiuti, della sanità e degli appalti. I reati denunciati contro la pubblica amministrazione sono al Sud il 42% del totale. Anche la percentuale dei reati di corruzione è superiore alla media nazionale in Sicilia, Calabria e Puglia. E il 72% delle frodi all'Unione europea si concentra nelle quattro regioni meridionali. Il Pil di queste regioni è solo il 65,7% della media nazionale. Le risorse comunitarie destinate allo sviluppo hanno finito per sostituire le spese ordinarie e si sono disperse in mille rivoli, diventando spesso facile preda di clientele, affaristi e criminali. «Il problema assume particolare rilievo in vista della programmazione europea 2007-2013 che rappresenta forse l'ultima propizia occasione per il nostro Mezzogiorno. Gran parte delle risorse previste, e precisamente 101,6 miliardi, andrà alle quattro regioni più oppresse dalle mafie». Pisanu, che non dimentichiamolo è stato ministro dell'Interno, fa questa considerazione: «Senza il Sud non riparte nemmeno il Nord. Altri Paesi europei a economia duale, come la Germania e la Spagna, sono riusciti nel corso degli ultimi 20 anni a risolvere il problema o ad avviarlo a soluzione. La Germania sta gradualmente colmando il divario tra Est e Ovest, mentre la Spagna ha già realizzato il totale recupero di vaste regioni come la Galizia e l'Andalusia. Invece in Italia il divario Nord-Sud non si attenua, ma cresce. Mentre Berlino risorgeva come una splendida capitale, Napoli affogava nell'immondizia. Bisogna però chiarire che nelle aree svantaggiate di Germania e Spagna gli investimenti pubblici complessivi sono stati in tutti questi anni costantemente superiori a quelli delle aree più dinamiche. In Italia è avvenuto il contrario». Neppure le risorse provenienti dall'Unione europea hanno prodotto effetti rilevanti: nel periodo 1999-2005 il tasso di crescita nel nostro Mezzogiorno è risultato cinque volte inferiore a quello medio di tutte le altre regioni d'Europa comprese nell'Obiettivo 1. E' come se, prima dalla Cassa del Mezzogiorno e poi dai fondi europei, il Sud avesse assorbito una massa enorme di risorse finanziarie senza riuscire a indirizzarle verso il rinnovamento dell'economia e della società. «L'esame della situazione attuale rivela una dotazione infrastrutturale del tutto insufficiente, una imprenditoria frammentata e intimidita, classi dirigenti inadeguate e spesso colluse. In un simile contesto la criminalità organizzata ha avuto gioco facile ed è pronta a mettere le mani, assieme alla zona grigia della borghesia mafiosa, sui fondi 2007-2013». T. Z.
La Sicilia
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