Oggi su la sicilia è uscito l'articolo:
Per 10 anni in quel fast food mafiosi e stiddari hanno incassato la «busta» e hanno mangiato a sbafo
Gela. Per dieci anni si è sottomesso al ricatto di Cosa Nostra e della Stidda, sborsando l'odioso pizzo per le feste comandate ed elargendo pizze e arancini a titolo gratuito. Un ricatto sopportato in silenzio, ma sul quale il titolare di un fast food alla fine ha vuotato il sacco sotto la spinta e le rassicurazioni degli uomini della Squadra mobile di Caltanissetta e di quelli del commissariato di Ps di Gela. Nasce così l'operazione antiracket «Obtorto collo» che ieri ha portato all'incriminazione di sei esponenti della «famiglia» gelese di Cosa Nostra per estorsione in concorso con l'aggravante mafioso. I provvedimenti restrittivi emessi dal Gip di Caltanissetta Andrea Catalano, dietro l'input dei magistrati della Dda, hanno riguardato personaggi noti nel panorama criminale gelese che, proprio in virtù della loro caratura malavitosa, da tempo si trovano in carcere dove, all'alba di ieri, sono stati raggiunti dal nuovo ordine d'arresto. Si tratta di Giorgio "Davide" Lignite, di 39 anni; Emanuele Bassora, di 35; Fortunato Ferracane, di 37; Gianluca Bonvissuto, di 30; Alessandro Gambuto, di 34 e Nicola Palena, di 28 anni. L'inchiesta – che si è avvalsa delle rivelazioni di due ex pezzi da novanta di Cosa Nostra, ovvero l'ex emergente Rosario Trubia ed Emanuele Terlati e di quelle del collaborante Benedetto Zuppardo – ha permesso di ricostruire 10 anni di estorsioni consumate ai danni dell'esercente, lo stesso che, supportato dall'Associazione antiracket «Gaetano Giordano», alla fine ha scelto di denunciare tutto. L'odissea dell'operatore economico, fratello di un esponente delle forze dell'ordine, cominciò nel 1997 quando Bassora, su mandato ricevuto dall'allora emergente di Cosa Nostra Rosario Trubia, si presentò nel suo locale per chiedere un «regalo» per le festività: una «tassa» di 500 mila lire, oltre a 2 milioni delle vecchie lire come una tantum. Con Bassora l'eserecente cercò di tenere duro, ma quando più tardi gli si parò davanti Rosario Trubia in persona, il commerciante scelse di piegarsi al ricatto. Da quel momento, in quel fast food esponenti di Cosa Nostra si alternavano nella riscossione del denaro, altri invece, andavano a prelevare cibo «a sbafo»". E quando si fece avanti pure la Stidda con le stesse pretese, l'operatore economico si lagnò con un esponente di spicco di Cosa Nostra che lo rassicurò che non sarebbe stato più infastidito. La storia è andata avanti per 10 anni, fino al 2007, quando, messo con le spalle al muro dalle indagini della polizia e incoraggiato dalla massiccia azione di contrasto al racket condotta a Gela, il commerciante si è convinto di raccontare il suo dramma alle forze dell'ordine. I particolari dell'operazione «Obtorto collo» sono stati illustrati ieri nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta in Questura a Caltanissetta, alla quale hanno presenziato il procuratore Sergio Lari, il questore Guido Marino, il dirigente del Commissariato di Gela, dott. Angelo Bellomo e il dirigente della Mobile di Caltanissetta, dott. Giovanni Giudice.
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