Ritorna in galera una colonna portante del clan Sciuto - Tigna, incastrato ancora una volta, come avvenne nell’operazione «Gold King» del 2004, dalla quadra mobile che gli ha contestato un’estorsione, compiuta da otre dieci anni, a carico di un grosso concessionario di automobili catanese. Salvatore Romano, di 53 anni, meglio noto nel suo ambiente come «Turi ’a Paolina» (dal nome della madre), l’altro ieri è stato colto in flagranza di reato: estorsione continuata e aggravata dall’appartenenza a un sodalizio mafioso. Pare che da qualche anno l’uomo fosse il reggente della sua cosca, cosca dedita anche alle rapine e al commercio della droga, oltre che alle estorsioni. I poliziotti della mobile si erano messi sulle sue tracce già da tempo e avevano constatato che l’uomo puntualmente andava ad esigere in prima persona il «pizzo». L’altro ieri era arrivato sul posto in compagnia di un amico (un altro presunto appartenente al clan) che per sua fortuna era rimasto in macchina ad aspettarlo. I poliziotti hanno fermato il pezzo da novanta all’uscita, trovandogli in tasca i circa mille euro estorti al concessionario. Ovviamente Romano avrebbe negato che si trattasse di una «tangente» dicendo piuttosto che quei soldi erano i suoi; ma i riscontri investigativi della polizia hanno fatto emergere che si trattava proprio del «pizzo», circostanza che a malincuore lo stesso commerciante ha dovuto ammettere; la vittima subiva da oltre 10 anni questo ricatto, ma pagava silenziosamente per non avere grane e, come vale per tanti altri che assecondano il racket foraggiando la mafia, se non lo avesse scoperto la polizia, probabilmente non avrebbe mai denunciato spontaneamente. Ecco perché la mafia prolifera. L’arresto è scattato dunque nella quasi flagranza di reato ed è stato disposto dal sostituto procuratore della repubblica Giovannella Scaminaci. Per l’amico di Romano, rimasto in macchina ad aspettare è scattata la stessa accusa, ma a piede libero, ma se solo fosse sceso dall’auto, quasi certamente sarebbe finito anche lui in prigione. L’Operazione «Gold King» in cui Romano rimase pienamente coinvolto, decapitò, se così si può dire, da parte lo stato maggiore del clan Sciuto, portando in galera anche alcuni elementi dei «Carateddi», dei «Santapaola» e dei «Ceusi» che agivano in quel periodo in piena sinergia, ciascuno non invadendo il territorio dell’altro. Gli ordini di custodia cautelare emessi dal gip a suo tempo furono 42; in fase di giudizio Romano scelse il rito abbreviato, circostanza che gli consentì di fruire dello sconto di un terzo della pena; infatti, in appello, in via definitiva, l’uomo fu condannato a soli due anni e 4 mese di carcere, pur essendo stato riconosciuto colpevole di associazione mafiosa finalizzata alla commissione di vari reati, fra cui anche le estorsioni.
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