Riporto anche qui questo post che pubblico sulla Tribù di Zammù di step1. Una serata catanese. Si doveva commemorare Falcone e, come gli anni scorsi, anche quest’anno l’evento richiamava le persone sensibili davanti al palazzo di giustizia, in piazza Verga. Il tempo era mafioso, come disse una volta, in una occasione analoga, una ragazza di Addiopizzo un po’ poetessa. Di fatto pioveva a dirotto. Fortunatamente il portico riparava abbastanza. Da piazza Roma arrivava un corteo organizzato dagli scout. La pioggia non li aveva intimoriti e coi loro striscioni e gli ombrelli avevano affrontato l’opposizione delle intemperie. Appena arrivato vengo intervistato da Telecolor. Con la mia barba bianca e gli occhiali non sfuggo. Mi prendono subito per una persona più seria di quello che io non sia nella realtà: -Nonostante il maltempo lei è intervenuto…- -Non se ne poteva fare a meno- -Perché?- -Perché con la mafia bisogna finirla una buona volta…- -Cos’è la mafia oggi- Era una domanda troppo allettante e al tempo stesso scoraggiante. Cadere nella solita polemica fra “Mafia = Criminalità” e “mafia = soprattutto politica ed imprenditoria corrotte”? Non ne avevo nessuna voglia. Ho sempre trovato sterile dare troppo peso a questa differenza. Per me mafia è tutt’e tre le cose dette, con occupazione di spazi poco presidiati dallo stato, ma è anche cultura sbagliata, ma è anche tante altre cose…. A partire dal pizzo che ne è un elemento fondamentale… E allora tento di dire le cose che mi interessano più che abbozzare una risposta impossibile in poche parole: -Di cosa sia la mafia oggi parleranno altri sicuramente stasera. Io dico solo che la mafia cambia continuamente, ma mi sembra più importante dire un’altra cosa, e cioè che la mafia non è invincibile. La stupida idea fatalista dell’invincibilità è un punto di forza della mafia. Dobbiamo sfatare questo mito. La mafia si può vincere.- -Ma lei fa parte degli organizzatori?- -No. Sono un cittadino comune. Poi vado a vedere i banchetti. Mi fermo assieme a mia sorella Franca in quello di Talità Kum (c’era un suo ex alunno) e in quello dei ragazzi di Addiopizzo. Ci sono Valentina, Irene, Peppe, altri… A questi ragazzi voglio molto bene. Mi ricambiano. Poi comincia la commemorazione. Ognuno di 14 magistrati alternatisi al microfono ricorda un magistrato o un appartenente alle forze dell’ordine caduto nella lotta alla mafia. Poi vengono letti brani di cultura antimafia di un certo spessore. Piccole recite si alternano a musiche e canti dai toni struggenti. Quasi tutto è in italiano, ma i pezzi in dialetto sembrano avere una carica in più di rabbia. E’ quella rabbia che tutti i Siciliani, le poche decine presenti lì e tutti quelli che mancavano, dovrebbero sfruttare, anche uscendo dalle occasioni rituali, per sconfiggere giorno per giorno la mafia, sia di quel tipo che di quell’altro… Ci siamo capiti…Un cartello diceva “Non solo ricordo”. Le due ore organizzate abbastanza bene da Città insieme, e vissute come sempre da protagonista da Padre Resca, meritavano certamente di fare uno sberleffo al tempo mafioso. TMP
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