Il Rapporto 2009 dell'Osservatorio nazionale Zoomafia della Lav dice che «Cosa Nostra controlla i mercati ittici, compreso quello di Catania», nonostante le 13 condanne del blitz "Medusa" inflitte il 22 luglio del 2006 dalla prima sezione penale del Tribunale principalmente a esponenti dei clan Mazzei e Cappello, disponendo altresì la confisca di quattro imprese specializzate nella commercializzazione di prodotti ittici. La Lav sottolinea inoltre «la crescita di interesse attorno al traffico illegale di pesce e la semplicità con la quale si riesce a "ripulire" quello illegale». «Guardi, condanne a parte, l'operazione "Medusa" s'è conclusa con la confisca di due posteggi di vendita - dice il dott. Agatino Lipara, funzionario comunale che controlla il mercato ittico all'ingrosso gestito proprio da Palazzo degli Elefanti -. Oggi questi due posteggi sono in amministrazione finanziaria. Li gestisce il prof. Muscarà, docente universitario catanese. I proventi della commercializzazione del pesce vanno allo Stato. Per il resto - assicura Lipara - è tutto a posto. Non ho letto in verità il Rapporto dell'Osservatorio nazionale Zoomafia della Lega antivivisezione, ma so con certezza che qui, periodicamente, viene la polizia per dei controlli. Se ci fosse qualcosa, lo sapremmo». Ma il Rapporto della Lav va giù pesante. Si legge infatti che «la mafia minaccia il mercato ittico catanese con estorsioni e la gestione diretta della pesca illegale». E sarebbero due «i gruppi mafiosi che da anni controllano il settore: i Santapaola e i Mazzei». La Lav sottolinea «l'aumento d'interesse della mafia per il traffico illegale di pesce rintracciabile nel giro d'affari che vi ruota attorno, oltre un miliardo l'anno a livello nazionale», e «la semplicità con cui si riesce a ripulire il pesce illegale. Basta, infatti, immetterlo nella catena di distribuzione e il pesce ridiventa "pulito". Il capitolo del Rapporto dedicato al "malandrinaggio di mare" parte, manco a farlo apposta, con il caso Catania e Portopalo di Capo Passero. «La capacità di penetrazione del sodalizio Mazzei nei mercati ittici della costa della Sicilia orientale era stata già evidenziata con l'operazione "Medusa"», si legge nel Rapporto, quasi a voler sottolineare che le attività illecite di Cosa Nostra sono anche successive alle sentenze del 22 luglio 2006. L'Osservatorio nazionale Zoomafia ha usato come fonti le ultime relazioni della Direzione investigativa antimafia e della Direzione nazionale antimafia. Ma anche l'ultimo rapporto nazionale di Sos Impresa. «La famiglia mafiosa catanese (Santapaola, Mazzei, La Rocca) - si legge ancora nel Rapporto della Lav - continua a esercitare un polo d'attrazione significativo per altri gruppi criminali di minore capacità militare, esterni a essa, e si dedica a profili delittuosi di alta valenza strategica (infiltrazione nei mercati ittici e appalti, traffico di droga e altro ancora). Allo stesso tempo viene riconosciuta l'autonomia di gruppi storici locali meno importanti, sia a Catania sia nella provincia, secondo forme contrattuali di vero e proprio franchising criminale».
La Sicilia
|